Le fils d’Arlequin perdu et retrouvé
di Roberto Cuppone
dal canovaccio di Carlo Goldoni.
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- Regia:
- Roberto Totola.
- Direzione artistica:
- Eugenio Chicano.
- Personaggi e interpreti:
- Arlecchino: Solimano Pontarollo
Pantalone: Eugenio Chicano
Rosaura: Marina Furlani
Clelio: Roberto Totola
Camilla: Giulia Gurzoni e Consuelo Trematore
Scapino: Giancarlo Bellesini
Avvocato Anselmo Ardenti: Marco Di Marzo
Damina al clavicembalo: Michela Poli
Figlio di Arlecchino: Enrico Totola e Vittorio Bentivoglio
- Ricerca ed esecuzione musicale:
- Michela Poli.
- Fotografi di scena:
Erika Hinegk e Alessandro Foroncelli. - Tecnico:
- Tiziano Vismara.
Musiche. scene, luci, costumi, attrezzeria, duelli, trucco, effetti a cura di:
Punto in Movimento.
Una produzione Punto in Movimento promossa da Stone Italiana e gestita da Doc Servizi.
Presentazione
Nel 1745 dopo l’enorme successo de Il servitore dei due padroni, commedia commissionata dall’arlecchino Antonio Sacchi , Carlo Goldoni invierà al famosissimo attore una seconda commedia dal titolo Il Figlio d’Arlecchino perduto e ritrovato, che in Francia avrà un enorme successo presso il Teatro parigino della Commedia Italiana, e che darà a Goldoni una grande notorietà soprattutto fuori dall’Italia.
Il figlio di Arlecchino perduto e ritrovato, è stato un successo internazionale, e viene riportato in scena oggi da Punto in Movimento in una versione originale scritta da Roberto Cuppone. Punto in Movimento ne sviluppa soprattutto l’approccio musicale anche attraverso le parti cantate. Uno spettacolo brioso, scoppiettante di ritmi e trovate sceniche, un perfetto meccanismo comico, capolavoro di commedia dell’arte goldoniana che stupisce per la sua freschezza ed orginalità.
Il teatro che ha sempre contraddistinto Punto in Movimento è un teatro di gruppo, di lavoro fisico, pregno di “segni e significati”. Stanislawskij, Grotowski, Barba, Strasberg, Peter Brook i maestri. Il lavoro quotidiano: l’allenamento dell’attore, esercizi plastici, improvvisazioni. Le produzioni non vengono mai pensate in maniera statica, vengono allestiti spettacoli che sono nati per il palcoscenico in luoghi nuovi, diversi (e viceversa), anche al limite delle possibilità combattendo la “chiusura” di un modo di pensare che va spesso in una sola direzione.